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Feb. 2, 2013 - PRLog -- Lettera al Corriere del Mezzogiorno

Napoli, 1 febbraio 2013

Spett.le
Corriere del Mezzogiorno
Vico II S. Nicola alla dogana, 9
Napoli

Alla cortese attenzione Dott. Marco De Marco
Direttore Corriere del Mezzogiorno

Caro Direttore,

vorrei replicare all’articolo apparso oggi a firma di Adolfo Scotto Di Luzio.

L’autore scrive come se io vivessi in una bolla sospesa tra cielo e terra e non avessi percorso a piedi cinquant’anni tutte le strade di Napoli a cominciare dai vicoli della zona del Mercato e dei Quartieri Spagnoli.
Non ho ereditato altro se non un'educazione al rispetto delle regole e a tener sempre presente che l’onestà non è un optional nel percorso di un imprenditore.
Non debbo niente a nessuno se non alla mia famiglia che mi ha sostenuto e “protetto” in questo lungo percorso.
Chiarito che non sono nato “borghese”, debbo dunque pormi l’interrogativo: Lo sono diventato? Posso essere definito borghese se reinvesto, insieme ai miei soci, quasi tutti gli utili per far crescere le aziende che presiedo per creare nuova occupazione?
Un tempo avrei detto a rango di città del terzo mondo. Oggi è un paragone già superato nella realtà.
Scotto Di Luzio chiede “cosa aspettano per darsi da fare”? Ed io gli rispondo: e quale senso allora dare alla mia salita in politica? Pensa forse che l’abbia fatto per ambizione personale? Forse un tempo quest’argomento avrebbe avuto senso per il prestigio, che al solo nominarlo, diffondeva il Parlamento Italiano. Credevo che alla mia età avessi maturato sul campo il diritto di godermi i miei figli e i miei nipoti. Ma proprio guardando a loro ho guardato a tutte le generazioni future, rifiutando l’idea di lasciarle in un Italia peggiore di quella che io ho vissuto.
Non ho sgomitato, non mi sono iscritto in liste d’attesa, sono stato chiamato a svolgere un compito ed ho risposto con la mia adesione, consapevole che per me questa è l’ultima occasione per non limitarmi alla sterile protesta.
Credo che in Monti perché ho sempre creduto nel lavoro e nell’impegno per superare le difficoltà. Le formule magiche non esistono nell’impresa, come non possono esistere nell’amministrazione della cosa pubblica. Le sirene della demagogia e del populismo ci hanno inguaiato. Abbiamo ora imboccato una strada di serietà e coerenza. Se il Paese dovesse abbandonarla andremmo incontro al disastro totale.
I giovani e le famiglie, così duramente provate negli ultimi tempi, saranno al centro della mia attenzione. In questo contesto Napoli, la Campania e il Meridione saranno il punto focale. Bisogna rimettere in moto il sistema economico e riuscire a fare con “poco” quello che non si è riuscito a fare con “molto”, per anni disperso nei mille rivoli della corruzione e della cattiva amministrazione.
Non sono un tribuno e non parlerò mai “alla pancia” dei miei concittadini, ma cercherò di ragionare con loro impegnando cuore e cervello.
Questa è l’unica vera promessa che mi sento di fare e non è certo la promessa di un borghese ma di un napoletano che vive ogni giorno nella propria città senza accettarne il declino.

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